Incontri surreali

Incontri surreali - Un racconto di Antonio Carasi

L’Isola dei Cani

Anno XVIII – 2002

Dialogo poetico-pittorico fra Carasi e Carasi.

Quello che segue, in esclusiva intergalattica, è il testo di una conversazione metapsichica tra il poeta dell’etere, nonché nostro collaboratore, Antonio Carasi e il suo avo Costantino Carasi, pittore di scuola caravaggesca vissuto a Noto nel Settecento.

* * *

Antonio Carasi   – Tra le battaglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti/la calda ora mi vinse: chinommisi il capo tra ‘l sonno/in riva di Scamandro, ma il cor mi fuggì sullo Jonio…
Costantino Carasi   – Chi mincia dici, nipotastro! Quei versi sono di Giosuè Carducci cui “il cor” fuggì sul Tirreno, non sullo Jonio.
Antonio   – Mio carissimo avo, trattavasi soltanto di una mia piccola licenza poetica adeguata allo splendore delle sacre sponde di questo lembo di Sicilia, dove il mio corpo fanciulletto giacque, bagnato dalla spuma in cui vergine nacque Venere, come direbbe il Foscolo spostando, però, il contesto geografico leggermente a oriente, nel greco mar.
Costantino   – Stammi bene a sentire: mi hai fatto scomodare dall’Ade (come diresti tu) per farmi ascoltare sti sabbiati?
Antonio   – Oh divina immagine, tu appari stanotte tra le polveri antiche dei papiri. Qui, ove il Fato scacciò via dalla sua alcova inebriante i Ciclopi, e Diana caccia con le sue frecce i cinghiali…
Costantino   – Ora ti rugnu ‘n pignateddu ntà tistazza!
Antonio   – Non ti adirare, magnifico antenato. Mi occorre il tuo consulto pittorico su queste due pale d’altare – che ti mostro in fotografia – realizzate dal maestro siracusano Paolo Morando, artista neo classico e mio compagno di scuola in età giovanile.
Costantino   – E chi sunu? Ddu pali ri ficurinia?
Antonio   – Questi due grandi quadri del Morando sono posti ai lati dell’altare della chiesetta di San Pietro al Carmine in Ortigia, lo storico quartiere siracusano. In uno, Santa Lucia chiede alla Madonna di fare delle grazie per Siracusa; nell’altro, è raffigurato Cristo che consegna a S. Pietro le chiavi della chiesa.
Costantino   – Io vedo in ambedue pale una gran confusione. Cu jè tutta sta genti? Parunu centuvinti quantu a briscula!
Antonio   – Sono personaggi sacri – santi, angeli, cherubini – attorniati dal popolo dei fedeli. I loro volti appartengono a siracusani contemporanei che, nell’occasione, hanno posato per il maestro Morando. Si scorgono tra gli altri: l’arcivescovo Costanzo, il senatore Roberto Centaro, l’avvocato Randazzo e le di lui moglie e figlia, il professore Salvatore Russo, gli editori Emanuele Romeo e Arnaldo Lombardi, il bancario ed appassionato collezionista Cesare Samà, la ricercatrice storica Liliane Dufour, l’imprenditore del settore legnami Rodante, l’ingegnere Eduardo Cannizzaro, l’intellettuale ambientalista Lucia Acerra. Decine di persone che, da veri mecenati, hanno dato un contributo per l’acquisto del materiale pittorico: tele, pennelli, pennellesse, pittura, olio di seme di lino…
Costantino   – E perché non vi siete fatti, tutti quanti, ‘n cataplasima ri semilinu? Insomma, mi hai evocato dal mio oblio secolare per raccontarmi sta gran minciunata o scuru!
Antonio   – Ma mio sommo predecessore, non essere corrivo. In fondo Paolo è anche un tuo collega che si è rifatto alla lezione del grande Caravaggio, il quale utilizzava volti di popolani che così assurgevano a degna corona delle massime sacralità.
Costantino   – Mia progenie, e di me indegno tenero virgulto: o viri cu ta pò sbrinziari. E non mi disturbare più per simili futili argomenti, che io, di là, ho cose più serie da fare.

Antonio Carasi &
Carmelo Maiorca

Altri racconti