Nessuno a Central Park

Nessuno a Central Park - Un Racconto di Antonio Carasi

Ad un tratto mi accorsi che aveva smesso di piovere ed era calata la notte. Le luci della città si accesero come per incanto e la gente cominciò ad affollare i cinema e i locali: le macchine imbevute di umido piovigginoso slittarono sull’asfalto ad una velocità impressionante, mentre da Central Park proveniva il suono ed il mormorio degli uccelli che imbottiti di luce afrodisiaca si accovacciavano tra gli alberi, e da sud, dalle foreste africane, il giaguaro correndo come la luce, sfuggiva agli attacchi feroci dei cacciatori che brandendo lance e battendo i tamburi di guerra lo volevano immolare sull’altare degli eroi uccidendolo bestialmente! Qui… dove l’aurora tinge di rosso il ceruleo manto del cielo, nessuno piange per le madri, giacché esse ebbero i figli tolti dal grembo dalla furia della vendetta e la nemesi, sfuggendo agli attacchi inesorabili del tempo, s’intreccia con i tentacoli della piovra, la quale negli abissi putridi del profondo sud scatena sangue e olocausti. Ma non è forse questo il giorno delle Erinni che partorirono il silenzio e i giganti della montagna? E il giorno nefasto del coyote che incatena con il suo triste lamento il viandante alla pietra? Figli del tempo e della luce, noi, apostoli lacrimevoli di una notte che incuta paura e terrore, tra sassi cromatici di amore e di odio, pressoché infiniti noi siamo, stanotte, sepolti tra il fruscìo del mare e l’incolmabile fato della morte. Ma qui, tra il suono quasi bucolico dei navigli che salpano e il logorio frenetico della vita che sfugge, niente resta, tra me e te, nessuno piange la scomparsa dell’idolo, e Central Park, sembra il nido della Medusa, che con i suoi capelli intrecciati di serpenti vaticina la storia ed il pericolo atomico, infinita scacchiera della civiltà, e con lui, il resto del mondo si avvicina tremando per il figlio perso in guerra! Ma chi sei Tu… che osi chiamarti Dio?

Antonio Carasi

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