Mi sono catapultato nell’anno 3000. Sto viaggiando ad una velocità impressionante attraverso una dimensione universale incredibilmente luminosa. Nessuna sensazione di paura in me, nessun pensiero orbitante intorno al mio cervello. È come se una forza immane e aliena mi proiettasse in un’epoca lontanissima e sconosciuta.
Il pianeta Terra sembra evaporare all’orizzonte e il sole distante aleggia di un colore ultravioletto, quasi dovesse esplodere da un istante all’altro. Il centro gravitazionale della logica psichica e del tempo si perde nei meandri dello scibile.
Sono nel 3000. Ho smarrito la cognizione del mio tempo storico e la Terra è solo un ricordo. Migliaia di comete luminescenti si spostano sulla mia traiettoria facendomi intravedere la nullità e l’immensità della vita e della morte.
Oltre i confini della nostra galassia si muove un pianeta simile al nostro e apparentemente morto.
Scorgo delle piramidi che s’innalzano maestose verso un cielo a tratti nero quale la bocca dell’inferno, in parte sfavillante come i colori di certe farfalle.
Attorno girano satelliti curvati a forma di ellisse e da un buco conico spazio-temporale fuoriescono esseri alati metà uomini metà uccelli. Emanano grida che si ripetono all’infinito, quando una luce verde-rossa mi blocca nel vuoto…
Una vibrazione di pochi decimi di secondo e rientro nella dimensione terrestre.
Una nube fungoide sale vertiginosamente dalla fossa delle Bermude: è un’atomica sganciata pochi istanti prima. New York è deserta, un silenzio spettrale incombe sugli immensi grattacieli della megalopoli. Percorro Manhattan ma non c’è Woody Allen, incontro solo un barbone morente che mi dice: ”Vattene fratello, qui è l’apocalisse.”
Mi avvio a casa. Dio è sparito. Sono scomparsi gli uomini. Dove sei Dalila?…
… Quel cocktail di acido lisergico e pejote mi procura sempre un effetto turbolento… sensazioni che ormai mi sembra di provare anche quando non mastico il fungo magico e le pasticche…
Antonio Carasi &
Carmelo Maiorca