Il piede pesante del cacciatore impaurì la serpe la quale si tuffò nelle acque fresche della sorgente e scomparve nel suo flusso mitico.
Il cielo settembrino era soverchiato di nubi calde di scirocco e il sole tremulo e meticcio si affacciava sul mondo come uno sparviero a cui la collera divina aveva tagliato le ali. La bionda accelerò al massimo l’automobile e sull’autostrada, toccando i 200 km orari, sembrava che saettasse un fulmine. L’uomo, un indiano seduto accanto a lei, la fissava e non perdeva un attimo di tempo per insinuarle i suoi propositi. D’un tratto, agitandosi come se fosse stato morso da una tarantola, l’avvertì: “Attenta, c’è un posto di blocco della polizia.”
“L’ho visto,” disse lei, “ora sentiamo cosa vogliono.”
L’ufficiale chiese i documenti mentre con gli occhi di un lupo osservava i movimenti dei due. “Dovete seguirci alla centrale.” ordinò secco.
“Perché?” chiese altrettanto seccamente, lei.
“Hanno sabotato un aereo dell’Air Force presidenziale e ci hanno segnalato una macchina sospetta accanto alla zona militare off limits. La descrizione della vettura corrisponde alla vostra. E inoltre i vostri documenti non sono in regola…”
Due proiettili quasi simultaneamente raggiunsero l’ufficiale al cuore.
L’inferno di fuoco che si scatenò tra gli occupanti della macchina e i poliziotti si concluse con un bilancio di altri tre morti – l’indiano e due agenti – e con l’intervento risolutivo di un elicottero dell’esercito.
Nella fitta boscaglia ci fu un gran vocìo, molti cacciatori si unirono al primo e le bestie vennero decimate da una miriade di suoni che somigliavano alla morte. Poi venne notte, le costellazioni e i sistemi dell’universo cantarono gli inni di Rea, la dea madre figlia di Gea procreatrice di tutti gli esseri, e una luna fantastica sbocciò da una cornice di astri luminosissimi.
Qui tra gli Iblei, dove la musica di tanto in tanto muore e dove spumeggia il canto di Venere – lei, bionda e sensuale, dopo che venne ripetutamente interrogata e picchiata selvaggiamente da alcuni uomini dei servizi speciali, fu tradotta in un carcere di massima sicurezza. E da lì uscì dopo trentanni, vecchia e provata, morendo infine dimenticata in un ospizio per poveri.
Antonio Carasi