La calda estate di Susy

La calda estate di Susy - Un racconto di Antonio Carasi

Mentre il sole micidiale e infuocato splendeva come un papavero in mezzo al campo, la calda sabbia dei Caraibi accoglieva i gemiti di Susy che sinuosamente si contorceva, accompagnando i movimenti del giovane giamaicano sopra di lei. Appagata, accarezzò il petto dell’uomo e avvicinò i lunghi capelli color miele al desiderio ancora vivo di lui. Poi lo baciò dolcemente sulle labbra carnose, sussurrandogli: “Devo andare via. Se ci vede mio marito ci uccide.” E si tuffò tra le onde fragorose, come una sirena.

***

Al palazzo dell’Onu di New York il segretario delle Nazioni Unite prese la parola per comunicare all’assemblea che il processo per i criminali di guerra della ex Jugoslavia doveva farsi nel più breve tempo possibile. “Per questo,” disse, “abbiamo bisogno di uomini e donne addestrati alle comunicazioni e alla diplomazia. Il nostro compito è quello di salvaguardare i limiti territoriali di quei Paesi che, a loro volta, devono collaborare alle disposizioni di questo congresso in termini incondizionati, se non vogliono subire sanzioni pesantissime.”
Concluso l’intervento chiese a uno dei suoi collaboratori: “Dov’è l’ambasciatrice per le Nazioni Unite, Susy Stone?”
“In Giamaica col marito.” rispose l’altro.
“Richiamatela immediatamente.” ordinò il Segretario.

***

Susy ritornò alla villetta nell’altra parte della baia. Aprì il cancello automatico ed entrò.
“Dove sei stata?” chiese il generale North, suo marito.
“A fare un bagno.” rispose lei con indifferenza.
“Da sola?”
“Sì.”
“Vieni,” le disse l’uomo accarezzandole il viso rudemente.
“No, scusami.” sussultò lei.
“Che ti prende?”
“Sono stanca, voglio riposare.”
“Ti ho detto di venire qua.” le urlò sbottonandosi la camicia.
“Ti prego, non voglio…”
“Puttana.” le urlò ancora, schiaffeggiandola più volte. E dopo averla spinta sul letto la possedette con violenza. Alla fine le disse: “Dobbiamo tornare subito a New York, prepara i bagagli, c’è un aereo che parte tra poche ore.”
Susy andò in bagno e tamponò il sangue che continuava a colarle dal naso.
Entrò nella camera da letto, e dentro un cassetto e prese la pistola del generale che si stava ingozzando di cheesburger in cucina. Lo sorprese così, mentre addentava vorace il panino e gli scaricò addosso l’intero caricatore. Percorrendo la strada lungo la costa, verso l’aeroporto, Susy rivolse un ultimo sguardo al mare cristallino. Chissà perché, si rivide per un attimo bambina.

Antonio Carasi &
Carmelo Maiorca

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